sabato 31 dicembre 2011

COUNTDOWN TO CHANGE costruendo ponti,

Grazie Signore Gesù per questo ultimo giorno dell’anno 2011, grazie per avermi mandato qui a Loppiano, con i nuovi amici, i miei confratelli nella vita religiosa. Con loro, noi condividiamo i nostri carismi e riceviamo qualcosa dagli altri, e poi diventiamo un po’ più basiliani, deohniani (Sacro Cuore), francescani,  maristi,  oblati, salesiani, stimmatini, …un po’ più apostoli di Gesù, compagni di Gesù, e Figli di Dio nell’opera della Theòtokos!
Grazie Signore per il programma di oggi con i cittadini di Loppiano. Erano i giovani che ci hanno mostrato cosa voglia dire “COUNTDOWN TO CHANGE costruendo ponti,”  cioè “conto alla rovescia, costruendo i ponti ai cambiamenti.”
Durante il workshop “Let’s bridge with colour” nel salone di S. Benedetto, i ragazzi hanno costruito un ponte da quasi niente, sarebbero i piccoli Ciro (CIpollone, ROberto) in erba, mentre le ragazze hanno colorato la scenografia per la festa di stasera. Partecipando in questa gioiosa pre-festina dei colori e costruzioni, ho dipinto una pagoda con gli auguri “xin nian kuai le” cioè “buon anno nuovo” nelle carattere cinese 新年快樂, e venivano i giovani che chiedevano lo stesso augurio scritto sulle braccia con i pennarelli colorati come tatuaggio.
ì le 18,00, eravamo tornati a casa di Claritas con l’intenzione di celebrare gli ultimi vespri d’anno 2011 con chiunque fosse disponibile. Quando bussavo ad invitare i confratelli nella propria stanza, ognuno ha risposto, “arrivo subito!” e quindi, abbiamo celebrato  i bellissimi vespri insieme per l’ultima volta quest’anno.
Grazie Signore, per questa opportunità di costruire ponti con i colori per i cambiamenti verso un mondo unito.        
Amen. 
Girolamo GUEVARA, s.I.

venerdì 30 dicembre 2011

Abbiamo una vita sola e occorre spenderla bene!

La giornata di oggi si è aperta con le sfumature dell’alba che si diffondevano lentamente nel cielo, sopra le colline e gli alberi, mentre una leggera nebbia nella pianura con un po’ di pigrizia si avviava a scomparire. La pace e la calma del luogo aiuta a cominciare bene la giornata. Qualcuno è stato salutato dalla comparsa di uno scoiattolo che saltellava tra i rami degli alberi del giardino della Claritas.
Oggi abbiamo fatto meditazione guardando un video di Chiara a Bratislava. In quell’occasione si rivolgeva a tante persone in un palazzetto (molte delle quali nuove nell’ideale) spiegando in modo semplice alcuni punti essenziali della sua storia. Nella prima parte del discorso ha raccontato gli inizi dell’opera e l’importanza dell’unità ponendo un particolare accento sulla nostra chiamata a donare agli altri la gioia. È questo un potente antidoto contro il non-senso e la noia che spesso circolano nel mondo. Nella seconda parte ha approfondito il nostro mezzo per portare l’unità: Gesù Abbandonato. È Lui il segreto per ricomporre le divisioni ed è solo grazie a Lui se l’ideale ha potuto raggiungere 182 nazioni nel mondo! Abbiamo una grandissima potenzialità nelle nostre mani. Ancora una volta ci ha ricordato con insistenza che abbiamo una vita sola e dobbiamo spenderla bene!
Dopo questo stimolo iniziale, abbiamo cominciato un’intensa condivisione tra di noi, rallegrata dall’arrivo di un nuovo fratello; si tratta di fra Ado, un cappuccino che viene dal santuario di S. Leopoldo a Padova. È stata l’occasione per raccontarci le situazioni concrete di disunità che alcuni hanno sperimentato nella propria vita e nei propri paesi. In alcuni casi, proprio i religiosi sono diventati causa di divisioni e faziosità! Per questo urge la nostra testimonianza di vita e di amore.
Abbiamo ri-scoperto che quando siamo assaliti dalla rabbia e ci prende un senso di impotenza di fronte a situazioni più grandi di noi, proprio allora abbracciare Gesù Abbandonato è l’arma che ci permette di rendere feconda anche questa sofferenza e ci libera dal pericolo della frustrazione.
Dopo il pranzo vissuto nel consueto clima di allegria e condivisione, seguito dalla siesta, iniziamo il programma del pomeriggio. Continuando nei nostri incontri con gli abitanti di Loppiano, quest’oggi è stata la volta dei focolarini. Sono venuti a trovarci Paola – focolarina che da più di 20 anni vive nella cittadella – e due “aspiranti”: Juan Miguel dalla Spagna e Hervé dal Burundi che sono qui per la scuola di formazione per focolarini. Siamo stati raggiunti anche da Maurizio, un salesiano che ha passato con noi questo momento di condivisione per poi ripartire.
Anche questa volta, partendo da una semplice presentazione della propria storia siamo entrati in un clima soprannaturale e siamo stati coinvolti dalla ricchezza e dalla bellezza della storia personale dei nostri ospiti.
Volendo riassumere in poche parole si potrebbe dire così:
-l’amore dà la gioia
-l’amore dà la luce per capire la propria chiamata
-l’amore conquista il fratello e cambia la realtà attorno a noi.
A questo punto rimaneva un po’ di tempo libero da passare insieme, così un gruppetto di noi ha deciso di visitare la bottega di Ciro visto che anche nella nostra casa ci sono alcune sue opere che hanno stimolato la nostra curiosità. Siamo andati insieme trovando il suo studio aperto e un giovane apprendista che ci ha mostrato alcune opere, gli strumenti di lavoro e ci ha spiegato la storia di Ciro e della sua arte. Visto che c’eravamo abbiamo fatto un salto nell’Atelier del centro Azur, in cui abbiamo ammirato qualche altro pezzo di Ciro e le opere dell’artista cinese Hung. Anche in questo caso si tratta di una capacità creativa affascinante e molto originale. Veramente l’arte ha la capacità di elevare l’animo umano e portarlo all’ammirazione, alla poesia e persino all’incontro con Dio…!!
La giornata non può che concludersi con la S. Messa assieme a tutta la cittadella nella Chiesa di Maria Theotokos. La cena ci ristora nelle forze e il riposo della notte ci preparerà alle sorprese del nuovo giorno.
Alla prossima.
Il Signore vi dia pace!
Fra Alberto ofm

giovedì 29 dicembre 2011

Un’esperienza vissuta di Dio amore

L’atmosfera di Loppiano ti riempie. Le dolci colline e i tenui colori dell’alba invitano a fare silenzio, dicono nel profondo dell’anima che Dio ti parlerà. Il freddo è intenso, ma è già presente la sensazione che, non appena i raggi del sole si faranno strada, un nuovo tepore ti scalderà.

È questa l’atmosfera in cui, dopo il canto delle Lodi, abbiamo fatto la nostra meditazione. Un intervento di Chiara su Dio Amore, sulle fonti in cui poterlo trovare per riempirci di Lui, per frequentarlo sempre di più, fino a diventare noi stessi esseri divini. Una luce nuova ha inondato tutti noi, e la stessa luce si riverberata attraverso le nostre diverse personalità: lo si vedeva nella comunione d’anima che ne è seguita. Le fonti di cui Chiara ci parlava, qui a Loppiano, le abbiamo trovate e vissute tutte. L’eucaristia che, nella cappella della Claritas e nel santuario Theotokos è stata il centro della nostra giornata. Il Vangelo che, qui a Loppiano, più che letto è incarnato. La gerarchia, nei nostri superiori contenti che potessimo fare questa esperienza. Nel fratello, qui dove tutti desiderano amare fino a dare la vita. In noi, nelle lunghe passeggiate o nei momenti di riposo, dove la campagna, nel suo silenzio, ti invita a entrare in te stesso. Infine, tra noi, dove un intero paese si sforza di tenere Gesù in mezzo.

A metà mattina ci hanno raggiunto Don Nicola, sdb, assistente gen-Re della zona di Trento e Fra Alberto, OFM, ora a Treviso. Subito sono entrati nello spirito di Loppiano e, un cuor solo e un’anima sola, abbiamo ascoltato una testimonianza di fra Bonaventura sugli inizi del movimento. Che vita ha portato Chiara, che rivoluzione! Di quest’ideale desideriamo illuminare il mondo intero, a partire dai nostri prossimi, dalle nostre stesse comunità.

Nel pomeriggio due incontri intensi sono stati dimostrazione chiara di quanto avevamo meditato nella mattina. Si era parlato di Dio amore che ci è Padre, che dobbiamo saper riconoscere in ogni cosa e amare con tutti noi stessi. Nel pomeriggio l’abbiamo visto realizzato in famiglie che l’hanno fatto: coppie che, fidandosi di Lui, hanno lasciato il lavoro perché sentono l’esigenza di formarsi, come famiglie, alla scuola di Gesù in mezzo. Che trasformazione in loro e tra i loro bambini! E abbiamo incontrato giovani ragazze ricche di vita e colme di ideali che vengono a Loppiano per attingere quella vita che desiderano portare nelle loro unità gen e nel mondo intero.

L’unità più intesa la si è sentita nel santuario Theotokos, maternamente accolti da Maria e da Lei invitati alla mensa del Figlio. C’eravamo tutti intorno all’altare, insieme a Gesù, a pregare il Padre Nostro e a nutrirci di Lui. Un pensiero era chiaro: questa comunione ha come obiettivo la comunione sperimentata nell’arco di questa giornata. Sì! L’unità con Gesù Eucaristia è per l’unità tra noi, affinché tutti siamo una cosa sola, come il Padre e il Figlio sono una cosa sola.

Par Fra Andrea, FFm

mercoledì 28 dicembre 2011

I giovani religiosi di Roma al Capodanno 2012 a Loppiano

Ci siamo radunati oggi a Loppiano per iniziare il camino di quattro giorni di approfondimento e di conoscenza del Movimento dei Focolare. Adesso siamo già sette e aspettiamo anche tre o quattro altri. Da quando siamo stati arrivati, abbiamo ricevuto una bella accoglienza dei sacerdoti religiosi della casa Claritas.

Nella mattinata, abbiamo avuto una visita guidata di Claritas. La sua bella cappella e le sue Salle artistiche non lasciano nessuno indifferente. Siamo stati colpiti non soltanto per l’aspetto estetica della Claritas ma soprattutto per la gentilezza della suoi occupanti. Appena arrivati, ci hanno accolti con tanta gioia che ci sentivamo già a casa dopo qualche minuti.

Nel pomeriggio, dopo aver visto un documentazione sui primi 60 anni del movimento e dopo i vespri ci siamo tutti radunati al santuario per l’Eucaristia.

domenica 4 dicembre 2011

Parola di Vita - Dicembre 2011


"Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!" (Lc 3,4)

In questo tempo d’Avvento, ecco una nuova “parola”, che siamo invitati a vivere. L’evangelista Luca la riprende da Isaia, il profeta della consolazione. Per i primi cristiani, essa va riferita a Giovanni il Battista, che ha preceduto Gesù.
E la Chiesa, in questo tempo che precede il Natale, presentando appunto il Precursore, ci invita alla gioia, perché il Battista è come un messaggero che annunzia il Re. Questi, infatti, sta per venire. E’ vicino il tempo in cui Dio compie le sue promesse, perdona i peccati, dona la salvezza.
“Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!”
Ma se questa è parola di gioia, è anche un invito ad un nuovo orientamento di tutta la nostra esistenza, ad un cambiamento radicale della vita.
Il Battista invita a preparare la strada del Signore. Ma qual è questa strada?
Gesù, annunziato dal Battista, prima d’uscire a vita pubblica per iniziare la sua predicazione, è passato per il deserto. Questa la sua strada. E nel deserto, se ha trovato la profonda intimità col Padre suo, ha incontrato anche le tentazioni, facendosi solidale così con tutti gli uomini. E ne è uscito vincitore. E’ la stessa strada che ritroviamo poi nella sua morte e resurrezione. Avendo Gesù percorso la sua strada sino in fondo, diventa egli stesso “via” per noi che siamo in cammino.
E’ lui stesso la via per la quale dobbiamo incamminarci per poter realizzare sino in fondo la nostra vocazione umana, che è entrare nella piena comunione con Dio.
Ognuno di noi è chiamato a preparare la via a Gesù, che vuole entrare nella nostra vita. Occorre, allora, raddrizzare i sentieri della nostra esistenza, perché egli possa venire in noi.
Bisogna preparargli la strada, togliendo gli ostacoli ad uno ad uno: quelli posti dal nostro modo limitato di vedere, dalla nostra volontà debole.
Occorre avere il coraggio di scegliere fra una nostra strada e la sua per noi, fra la nostra volontà e la sua volontà, fra un programma voluto da noi e quello pensato dal suo amore onnipotente.
E una volta presa questa decisione, lavorare per adeguare la nostra volontà recalcitrante alla sua.
Come? I cristiani realizzati insegnano un metodo buono, pratico, intelligente: ora, adesso.
Nel momento, togliere sasso dopo sasso perché non più la nostra volontà viva in noi, ma la sua.
Avremo così vissuto la Parola:
“Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!”
Chiara Lubich

Don Pino Puglisi, un “coraggioso testimone del vangelo” di di Chiara Bartoli

Giuseppe Puglisi nasce il 15 settembre 1937 a Palermo, nel quartiere noto come “Brancaccio”, che si caratterizza per un alto indice di povertà e criminalità organizzata. La forte vocazione a seguire il messaggio di Cristo lo condurrà a diventare prete il 2 luglio 1990, divenendo per tutti don Pino Puglisi, meglio conosciuto come “Tre P”, soprannome con cui don Pino amava farsi chiamare. Nel corso del suo sacerdozio don Pino ricopre vari incarichi, tra cui collaboratore di varie parrocchie e cappellano dell'orfanotrofio Roosevelt. Nel 1970 viene nominato parroco a Godrano, un paesino interessato da una feroce lotta tra famiglie mafiose, dove don Pino riesce a portare riconciliazione e pace praticando la forza del perdono. Dal 1978, anno in cui lascia Godrano, al 1993 è prorettore del seminario minore di Palermo, direttore del Centro diocesano vocazioni, responsabile del Centro regionale vocazioni e membro del Consiglio nazionale. Don Pino, inoltre, insegna matematica e religione e non manca di seguire alcuni movimenti tra cui l'Azione cattolica e la Fuci.
Nel corso degli anni '80 don Pino organizza numerosi campi vocazionali per giovani ragazze e ragazzi. “Sì, ma verso dove?”, il motto preferito da don Pino, è una delle domande cruciali che gli adolescenti si pongono ed a cui don Pino cerca di dare una risposta. Il senso della vita, la propria vocazione non necessariamente legata ad una scelta sacerdotale o clericale (in consonanza con il nuovo significato dato dal Concilio Vaticano II alla parola “vocazione”), il cammino intrapreso sino a quel momento: questi sono solo alcuni degli argomenti che don Pino tratta insieme agli amati giovani, che voleva indirizzare alla scoperta del vero valore della vita: “Venti, sessanta, cento anni... la vita. A che serve se sbagliamo direzione? Ciò che importa è incontrare Cristo, vivere come lui, annunciare il suo Amore che salva. Portare speranza e non dimenticare che tutti, ciascuno al proprio posto, anche pagando di persona, siamo i costruttori di un mondo nuovo ”.
Il 29 settembre 1990 viene nominato parroco a San Gaetano, in quel famigerato quartiere Brancaccio in cui lo stesso don Pino era nato. Il quartiere era allora controllato dai fratelli e capi-mafia Filippo e Giuseppe Graviano. Il quartiere è povero non solo materialmente ma anche spiritualmente. In una relazione del 1991 redatta in occasione della visita pastorale dell'Arcivescovo, don Pino lamenta il fatto che “molti ragazzi della zona sono stati e sono tuttora ospiti dell’Istituto Penale Minorile, mentre spesso qualcuno dei genitori o dei congiunti si trova detenuto o agli arresti domiciliari” aggiungendo che “come cristiani e come cittadini continueremo a chiedere alle Autorità quanto è dovuto a questo quartiere, ma, in attesa, è inutile limitarsi ai lamenti; è necessario rimboccarsi le maniche per dar vita ad iniziative di promozione umana che accendano qualche luce in mezzo a tante tenebre!”. Ed è così che quattro mesi dopo il suo insediamento nella parrocchia di San Gaetano, don Pino inaugura il centro Padre Nostro affidato alle Sorelle dei poveri, il cui scopo primario è quello della promozione umana e dell'evangelizzazione. Principale interesse di don Pino è quello di educare i giovani di strada, togliendoli dalle grinfie della mafia e cercando di instillare nei loro cuori un profondo amore per se stessi e per il prossimo, nel tentativo di render loro chiaro che la violenza non è l'unica strada per realizzarsi. Il suo metodo educativo prende spunto da vari autori: la sua biblioteca personale, che contava circa tremila volumi, conteneva autori che vanno da Freud a Fromm, da Sartre a Maritain.
Il 15 settembre 1993, intorno alle 22, alcuni colpi di pistola alla nuca mettono fine all'esistenza terrena di don Pino Puglisi. Salvatore Grigoli, condannato a 16 anni di prigione per l'assassinio di don Pino e di altre 45 persone, è uscito di prigione nel 2000 dopo aver scontato due anni ed aver offerto la propria collaborazione. Condannati all'ergastolo, invece, i mandanti dell'omicidio: oltre ai fratelli Graviano anche Gaspare Spatuzza, Nino Mangano, Cosimo Lo Nigro e Luigi Giacalone, che erano presenti la sera dell'omicidio.
Il tentativo della mafia di mettere a tacere una voce pronta a denunciarne le violenze è fallito nel momento stesso in cui è stato realizzato. La figura di don Pino si è infatti accresciuta di una nuova luce proprio dal momento in cui è stato ucciso, ponendo sotto i riflettori l'estremo coraggio e forza di un prete che non si è lasciato intimorire da innumerevoli minacce e ritorsioni. Il 15 settembre è diventato a Palermo l'inizio dell'anno diocesano, come ad indicare che dalla morte in Cristo viene la vita. Alla vita di don Pino è inoltre ispirato un film (“Alla luce del sole, di Roberto Faenza) ed a lui è dedicato un sito web dall'Arcidiocesi di Palermo “Padre Pino Puglisi”.
Il centro Padre Nostro, inoltre, continua il lavoro intrapreso da don Pino, e si occupa della promozione e del miglioramento della “qualità della vita delle persone attraverso la creazione di condizioni atte a favorire la piena espressione dell’individuo, sia esso bambino, giovane, adulto o anziano”, attraverso vari servizi offerti agli abitanti del quartiere tra cui distribuzione di generi alimentari, vestiario o materiali didattici; servizi di consulenza legale, psicologica o familiare; attività di centri aggregativi per minori, adolescenti ed anziani, e molto altro.
Vito Magno, religioso e membro del Centro Nazionale Vocazioni, definisce don Pino “il primo animatore vocazionale italiano morto martire”. A cinque anni dalla sua morte, nel 1998, è iniziata la causa di beatificazione per volontà del cardinale Salvatore de Giorgi. La Congregazione per le cause dei Santi in Vaticano sta ora esaminando tutti gli incartamenti pervenuti nel 2001.
Il messaggio di don Pino riecheggia ed è sempre pronto ad indirizzare le giovani generazioni senza più una bussola: “Bisogna cercare di seguire la nostra vocazione, il nostro progetto d'amore. Ma non possiamo mai considerarci seduti al capolinea, già arrivati. Si riparte ogni volta. Dobbiamo avere umiltà, coscienza di avere accolto l'invito del Signore, camminare, poi presentare quanto è stato costruito e poter dire: sì, ho fatto del mio meglio”. Don Pino nel corso della sua vita ha fatto del suo meglio, sino all'estremo sacrificio, ed è questo l'esempio che dobbiamo emulare.

Don Pino Puglisi, definito “coraggioso testimone evangelico” da papa Giovanni Paolo II durante la sua visita in Sicilia nel novembre del 1994, fece del messaggio evangelico la sua stessa vita, sino a sacrificarla. “Me l'aspettavo” disse ai malviventi che si presentarono a lui il giorno del suo compleanno
Source: http://www.laperfettaletizia.com/2011/11/don-pino-puglisi-un-coraggioso.html

giovedì 24 novembre 2011

Parola di vita Novembre 2011

“Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora” (Mt 25,13)

Gesù è appena uscito dal tempio. I discepoli gli fanno notare con orgoglio l’imponenza e la bellezza dell’edificio. E Gesù: «Vedete tutte queste cose? In verità vi dico, non resterà qui pietra su pietra che non venga diroccata»[2]. Poi sale sul monte degli Ulivi, si siede e, guardando Gerusalemme che gli è davanti, inizia a parlare della distruzione della città, e della fine del mondo.
Come avverrà la fine del mondo? – gli domandano i discepoli – e quando arriverà? È una domanda che anche le successive generazioni cristiane si sono poste, una domanda che si pone ogni essere umano. Il futuro è infatti misterioso e spesso fa paura. Anche oggi c’è chi interroga i maghi e indaga l’oroscopo per sapere come sarà il futuro, cosa accadrà…
La risposta di Gesù è limpida: la fine dei tempi coincide con la sua venuta. Lui, Signore della storia, tornerà. È Lui il punto luminoso del nostro futuro.
E quando avverrà questo incontro? Nessuno lo sa, può avvenire in qualsiasi momento. La nostra vita è infatti nelle sue mani. Lui ce l’ha data; Lui può riprenderla anche all’improvviso, senza preavviso. Tuttavia ci avverte: avrete modo d’essere pronti a questo evento se vigilerete.

“Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”

Con queste parole Gesù ci ricorda innanzitutto che Lui verrà. La nostra vita sulla terra terminerà ed inizierà una vita nuova, che non avrà più fine. Nessuno oggi vuole parlare della morte… A volte si fa di tutto per distrarsi, immergendosi completamente nelle occupazioni quotidiane, fino a dimenticare Colui che ci ha dato la vita e che ce la richiederà per introdurci nella pienezza della vita, nella comunione con il Padre suo, nel Paradiso.
Saremo pronti ad incontrarlo? Avremo la lampada accesa, come le vergini prudenti che attendono lo sposo? Ossia, saremo nell’amore? Oppure la nostra lampada sarà spenta perché, presi dalle tante cose da fare, dalle gioie effimere, dal possesso dei beni materiali, ci siamo dimenticati della sola cosa necessaria: amare?

Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora.”

Ma come vegliare? Innanzitutto, lo sappiamo, veglia bene proprio chi ama. Lo sa la sposa che attende il marito che ha fatto tardi al lavoro o che deve tornare da un viaggio lontano; lo sa la mamma che trepida per il figlio che ancora non rincasa; lo sa l’innamorato che non vede l’ora d’incontrare l’innamorata… Chi ama sa attendere anche quando l’altro tarda.
Si attende Gesù se lo si ama e si desidera ardentemente incontrarlo.
E lo si attende amando concretamente, servendolo ad esempio in chi ci è vicino, o impegnandosi alla edificazione di una società più giusta. È Gesù stesso che ci invita a vivere così raccontando la parabola del servo fedele che, aspettando il ritorno del padrone, si prende cura dei domestici e degli affari della casa; o quella dei servi che, sempre in attesa del ritorno del padrone, si danno da fare per far fruttificare i talenti ricevuti.

“Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”

Proprio perché non sappiamo né il giorno né l’ora della sua venuta, possiamo concentrarci più facilmente nell’oggi che ci è dato, nell’affanno del giorno, nel presente che la Provvidenza ci offre da vivere.
Tempo fa mi venne spontaneamente di rivolgere a Dio questa preghiera. Vorrei ora ricordarla.
“Gesù,
fammi parlare sempre
come fosse l’ultima
parola che dico.
Fammi agire sempre
come fosse l’ultima
azione che faccio.
Fammi soffrire sempre
come fosse l’ultima
sofferenza che ho da offrirti.
Fammi pregare sempre
come fosse l’ultima
possibilità,
che ho qui in terra,
di colloquiare con Te”.
Chiara Lubich

[1] Parola di vita, novembre 2002, pubblicata in Città Nuova, 2002/20, p.7.
[2] Mt 24,2.

GENERAZIONE NOUVA DEI RELIGIOSI


«Gesù è il Verbo di Dio incarnato. La Chiesa è il Vangelo incarnato: per questo è Sposa di Cristo… Ogni famiglia, o ordine, è l’incarnazione, per così dire, d’una espressione di Gesù, d’un suo atteggiamento, d’un fatto della sua vita, d’un suo dolore, di una sua parola… la Chiesa è un maestoso Cristo spiegato attraverso i secoli… L’Amore ha assunto nella Chiesa diverse forme e sono gli ordini e le famiglie religiose… Noi dobbiamo soltanto far circolare fra i diversi ordini l’Amore. Si devono comprendere, capire, amare come Si amano [tra di loro] le Persone della Trinità» (Chiara Lubich).
Rendere visibile una Chiesa e un’umanità ravvivate dalla fraternità e dalla comunione fra tutti i carismi, favorire l’unità nella propria Famiglia religiosa o Comunità, riscoprire il proprio fondatore, vivere con rinnovato impegno le proprie Regole e le Costituzioni, attualizzare il proprio carisma per l’oggi della Chiesa e dell’umanità: sono alcuni degli effetti spirituali e obiettivi dei membri di vari Istituti di vita consacrata, Società di vita apostolica e Nuove Comunità che aderiscono al Movimento dei focolari.
I primi a mostrare interesse per la nuova spiritualità nascente furono i cappuccini di Trento, sotto i cui occhi, a due passi dalla loro chiesa e dal loro convento, in piazza Cappuccini 2, prendeva forma quella prima convivenza di vergini che avrebbe assunto ben presto il nome di focolare.
Nel 1947, grazie ad un viaggio di Chiara Lubich ad Assisi e a Roma, altri religiosi entrarono in contatto con l’ideale dell’unità e iniziarono a incontrarsi tra di loro per condividere le esperienze evangeliche che esso suscitava.
Il 1967 segnò una tappa importante. Nell’estate di quell’anno, 25 religiosi provenienti da tutta l’Europa trascorsero 15 giorni insieme vicino a Trento per approfondire la conoscenza del carisma dell’unità. A quel momento viene fatto risalire l’inizio della diramazione dei religiosi all’interno del Movimento dei focolari con caratteristiche che Chiara stessa spiegava: «La loro unità non dovrebbe essere niente di organizzato… I religiosi sono uniti dalla spiritualità».
E lo stesso avvenne per le religiose. Tappa storica per loro fu l’udienza del 14 aprile 1971 con Paolo VI alla quale erano presenti 400 suore di 20 nazioni e di 80 congregazioni. In quell’occasione il Papa indicò un percorso: «Approfondire la conoscenza e l’unità con i vostri rispettivi fondatori, nel clima di fraterna carità, propria del Movimento dei focolari».
Intorno ai religiosi e alle religiose sono nati i e le gen-re (generazione nuova dei religiosi), che vedono riuniti religiosi e consacrati in prima formazione, giovani cioè che preparandosi alla vita consacrata dei diversi ordini intendono vivere la spiritualità dell’unità.
Negli Statuti generali  dell’Opera di Maria approvati nel 1990 da Giovanni Paolo II, attraverso il Pontificio consiglio per i laici, veniva riconosciuto che i membri di Istituti di vita consacrata e Società di vita apostolica possono essere membri a pieno titolo del Movimento. Il legame è «essenzialmente un impegno di natura spirituale», si legge all’art. 5 del loro regolamento e non può prescindere dal consenso dei propri superiori.
Per offrire ai membri di vari Istituti di vita consacrata, Società di vita apostolica e Nuove Comunità l’approfondimento e la pratica della spiritualità dell’unità, sono sorti alcuni Centri internazionali di spiritualità nelle cittadelle di testimonianza del Movimento dei focolari, in cui i religiosi e consacrati presenti testimoniano il loro carisma nella reciprocità dei rapporti.
Il 25 ottobre 2004 la Pontificia Università Lateranense, Istituto “Claretianum”, ha conferito a Chiara Lubich la Laurea h.c. in Teologia della Vita Consacrata.
Source: http://www.focolare.org/it/movimento-dei-focolari/scelte-e-impegno/religiosi/