Siamo un gruppo di giovani religiosi di diverse provenienze e congregazioni che partecipano alla spiritualità del Movimento dei Focolari.
Pur vivendo pienamente ciascuno il proprio carisma, cerchiamo di vivere in comunione tra noi e rendere più dinamica la nostra vita religiosa.
"CHE TUTTI SIANO UNA SOLA COSA" (Gv 17, 21)
sabato 31 dicembre 2011
COUNTDOWN TO CHANGE costruendo ponti,
venerdì 30 dicembre 2011
Abbiamo una vita sola e occorre spenderla bene!
Abbiamo ri-scoperto che quando siamo assaliti dalla rabbia e ci prende un senso di impotenza di fronte a situazioni più grandi di noi, proprio allora abbracciare Gesù Abbandonato è l’arma che ci permette di rendere feconda anche questa sofferenza e ci libera dal pericolo della frustrazione.
Anche questa volta, partendo da una semplice presentazione della propria storia siamo entrati in un clima soprannaturale e siamo stati coinvolti dalla ricchezza e dalla bellezza della storia personale dei nostri ospiti.
Volendo riassumere in poche parole si potrebbe dire così:
-l’amore dà la gioia
-l’amore dà la luce per capire la propria chiamata
-l’amore conquista il fratello e cambia la realtà attorno a noi.
Alla prossima.
Fra Alberto ofm
giovedì 29 dicembre 2011
Un’esperienza vissuta di Dio amore
L’atmosfera di Loppiano ti riempie. Le dolci colline e i tenui colori dell’alba invitano a fare silenzio, dicono nel profondo dell’anima che Dio ti parlerà. Il freddo è intenso, ma è già presente la sensazione che, non appena i raggi del sole si faranno strada, un nuovo tepore ti scalderà.
È questa l’atmosfera in cui, dopo il canto delle Lodi, abbiamo fatto la nostra meditazione. Un intervento di Chiara su Dio Amore, sulle fonti in cui poterlo trovare per riempirci di Lui, per frequentarlo sempre di più, fino a diventare noi stessi esseri divini. Una luce nuova ha inondato tutti noi, e la stessa luce si riverberata attraverso le nostre diverse personalità: lo si vedeva nella comunione d’anima che ne è seguita. Le fonti di cui Chiara ci parlava, qui a Loppiano, le abbiamo trovate e vissute tutte. L’eucaristia che, nella cappella della Claritas e nel santuario Theotokos è stata il centro della nostra giornata. Il Vangelo che, qui a Loppiano, più che letto è incarnato. La gerarchia, nei nostri superiori contenti che potessimo fare questa esperienza. Nel fratello, qui dove tutti desiderano amare fino a dare la vita. In noi, nelle lunghe passeggiate o nei momenti di riposo, dove la campagna, nel suo silenzio, ti invita a entrare in te stesso. Infine, tra noi, dove un intero paese si sforza di tenere Gesù in mezzo.
A metà mattina ci hanno raggiunto Don Nicola, sdb, assistente gen-Re della zona di Trento e Fra Alberto, OFM, ora a Treviso. Subito sono entrati nello spirito di Loppiano e, un cuor solo e un’anima sola, abbiamo ascoltato una testimonianza di fra Bonaventura sugli inizi del movimento. Che vita ha portato Chiara, che rivoluzione! Di quest’ideale desideriamo illuminare il mondo intero, a partire dai nostri prossimi, dalle nostre stesse comunità.
Nel pomeriggio due incontri intensi sono stati dimostrazione chiara di quanto avevamo meditato nella mattina. Si era parlato di Dio amore che ci è Padre, che dobbiamo saper riconoscere in ogni cosa e amare con tutti noi stessi. Nel pomeriggio l’abbiamo visto realizzato in famiglie che l’hanno fatto: coppie che, fidandosi di Lui, hanno lasciato il lavoro perché sentono l’esigenza di formarsi, come famiglie, alla scuola di Gesù in mezzo. Che trasformazione in loro e tra i loro bambini! E abbiamo incontrato giovani ragazze ricche di vita e colme di ideali che vengono a Loppiano per attingere quella vita che desiderano portare nelle loro unità gen e nel mondo intero.
L’unità più intesa la si è sentita nel santuario Theotokos, maternamente accolti da Maria e da Lei invitati alla mensa del Figlio. C’eravamo tutti intorno all’altare, insieme a Gesù, a pregare il Padre Nostro e a nutrirci di Lui. Un pensiero era chiaro: questa comunione ha come obiettivo la comunione sperimentata nell’arco di questa giornata. Sì! L’unità con Gesù Eucaristia è per l’unità tra noi, affinché tutti siamo una cosa sola, come il Padre e il Figlio sono una cosa sola.
Par Fra Andrea, FFm
mercoledì 28 dicembre 2011
I giovani religiosi di Roma al Capodanno 2012 a Loppiano
Ci siamo radunati oggi a Loppiano per iniziare il camino di quattro giorni di approfondimento e di conoscenza del Movimento dei Focolare. Adesso siamo già sette e aspettiamo anche tre o quattro altri. Da quando siamo stati arrivati, abbiamo ricevuto una bella accoglienza dei sacerdoti religiosi della casa Claritas.
Nella mattinata, abbiamo avuto una visita guidata di Claritas. La sua bella cappella e le sue Salle artistiche non lasciano nessuno indifferente. Siamo stati colpiti non soltanto per l’aspetto estetica della Claritas ma soprattutto per la gentilezza della suoi occupanti. Appena arrivati, ci hanno accolti con tanta gioia che ci sentivamo già a casa dopo qualche minuti.
Nel pomeriggio, dopo aver visto un documentazione sui primi 60 anni del movimento e dopo i vespri ci siamo tutti radunati al santuario per l’Eucaristia.
domenica 4 dicembre 2011
Parola di Vita - Dicembre 2011
Don Pino Puglisi, un “coraggioso testimone del vangelo” di di Chiara Bartoli
Nel corso degli anni '80 don Pino organizza numerosi campi vocazionali per giovani ragazze e ragazzi. “Sì, ma verso dove?”, il motto preferito da don Pino, è una delle domande cruciali che gli adolescenti si pongono ed a cui don Pino cerca di dare una risposta. Il senso della vita, la propria vocazione non necessariamente legata ad una scelta sacerdotale o clericale (in consonanza con il nuovo significato dato dal Concilio Vaticano II alla parola “vocazione”), il cammino intrapreso sino a quel momento: questi sono solo alcuni degli argomenti che don Pino tratta insieme agli amati giovani, che voleva indirizzare alla scoperta del vero valore della vita: “Venti, sessanta, cento anni... la vita. A che serve se sbagliamo direzione? Ciò che importa è incontrare Cristo, vivere come lui, annunciare il suo Amore che salva. Portare speranza e non dimenticare che tutti, ciascuno al proprio posto, anche pagando di persona, siamo i costruttori di un mondo nuovo ”.
Il 29 settembre 1990 viene nominato parroco a San Gaetano, in quel famigerato quartiere Brancaccio in cui lo stesso don Pino era nato. Il quartiere era allora controllato dai fratelli e capi-mafia Filippo e Giuseppe Graviano. Il quartiere è povero non solo materialmente ma anche spiritualmente. In una relazione del 1991 redatta in occasione della visita pastorale dell'Arcivescovo, don Pino lamenta il fatto che “molti ragazzi della zona sono stati e sono tuttora ospiti dell’Istituto Penale Minorile, mentre spesso qualcuno dei genitori o dei congiunti si trova detenuto o agli arresti domiciliari” aggiungendo che “come cristiani e come cittadini continueremo a chiedere alle Autorità quanto è dovuto a questo quartiere, ma, in attesa, è inutile limitarsi ai lamenti; è necessario rimboccarsi le maniche per dar vita ad iniziative di promozione umana che accendano qualche luce in mezzo a tante tenebre!”. Ed è così che quattro mesi dopo il suo insediamento nella parrocchia di San Gaetano, don Pino inaugura il centro Padre Nostro affidato alle Sorelle dei poveri, il cui scopo primario è quello della promozione umana e dell'evangelizzazione. Principale interesse di don Pino è quello di educare i giovani di strada, togliendoli dalle grinfie della mafia e cercando di instillare nei loro cuori un profondo amore per se stessi e per il prossimo, nel tentativo di render loro chiaro che la violenza non è l'unica strada per realizzarsi. Il suo metodo educativo prende spunto da vari autori: la sua biblioteca personale, che contava circa tremila volumi, conteneva autori che vanno da Freud a Fromm, da Sartre a Maritain.
Il 15 settembre 1993, intorno alle 22, alcuni colpi di pistola alla nuca mettono fine all'esistenza terrena di don Pino Puglisi. Salvatore Grigoli, condannato a 16 anni di prigione per l'assassinio di don Pino e di altre 45 persone, è uscito di prigione nel 2000 dopo aver scontato due anni ed aver offerto la propria collaborazione. Condannati all'ergastolo, invece, i mandanti dell'omicidio: oltre ai fratelli Graviano anche Gaspare Spatuzza, Nino Mangano, Cosimo Lo Nigro e Luigi Giacalone, che erano presenti la sera dell'omicidio.
Il tentativo della mafia di mettere a tacere una voce pronta a denunciarne le violenze è fallito nel momento stesso in cui è stato realizzato. La figura di don Pino si è infatti accresciuta di una nuova luce proprio dal momento in cui è stato ucciso, ponendo sotto i riflettori l'estremo coraggio e forza di un prete che non si è lasciato intimorire da innumerevoli minacce e ritorsioni. Il 15 settembre è diventato a Palermo l'inizio dell'anno diocesano, come ad indicare che dalla morte in Cristo viene la vita. Alla vita di don Pino è inoltre ispirato un film (“Alla luce del sole, di Roberto Faenza) ed a lui è dedicato un sito web dall'Arcidiocesi di Palermo “Padre Pino Puglisi”.
Il centro Padre Nostro, inoltre, continua il lavoro intrapreso da don Pino, e si occupa della promozione e del miglioramento della “qualità della vita delle persone attraverso la creazione di condizioni atte a favorire la piena espressione dell’individuo, sia esso bambino, giovane, adulto o anziano”, attraverso vari servizi offerti agli abitanti del quartiere tra cui distribuzione di generi alimentari, vestiario o materiali didattici; servizi di consulenza legale, psicologica o familiare; attività di centri aggregativi per minori, adolescenti ed anziani, e molto altro.
Vito Magno, religioso e membro del Centro Nazionale Vocazioni, definisce don Pino “il primo animatore vocazionale italiano morto martire”. A cinque anni dalla sua morte, nel 1998, è iniziata la causa di beatificazione per volontà del cardinale Salvatore de Giorgi. La Congregazione per le cause dei Santi in Vaticano sta ora esaminando tutti gli incartamenti pervenuti nel 2001.
Il messaggio di don Pino riecheggia ed è sempre pronto ad indirizzare le giovani generazioni senza più una bussola: “Bisogna cercare di seguire la nostra vocazione, il nostro progetto d'amore. Ma non possiamo mai considerarci seduti al capolinea, già arrivati. Si riparte ogni volta. Dobbiamo avere umiltà, coscienza di avere accolto l'invito del Signore, camminare, poi presentare quanto è stato costruito e poter dire: sì, ho fatto del mio meglio”. Don Pino nel corso della sua vita ha fatto del suo meglio, sino all'estremo sacrificio, ed è questo l'esempio che dobbiamo emulare.
Source: http://www.laperfettaletizia.com/2011/11/don-pino-puglisi-un-coraggioso.html